lunedì 20 maggio 2013

#TISALUTO


#TISALUTO


Questo post è stato copincollato dal blog di Paola,  poichè condivido in pieno ciò di cui parla. Grazie Paola per aver fatto da tramite per questo bel post.
In Italia l’insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.
Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.
In Italia l’insulto sessista è pratica comuneperché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all’umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.
Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.
A gennaio di quest’anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto.
Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.
L’abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L’abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.
Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.
Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).
Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.
Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.
Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.
Andiamocene. E diciamo #tisaluto.
Questo post è pubblicato in contemporanea da Marina Terragni, Loredana Lipperini,Giovanna CosenzaLorella Zanardo e Giorgia Vezzoli. Da un'idea di Giorgia Vezzoli.
Se ti va, copincollalo anche tu!

sabato 18 maggio 2013

Braccia donate all' agricoltura.




Girando nei blog mi capita di vedere qualche volenterosa "donnina "che riesce a creare l' orticello sul suo balcone; intorno il paesaggio urbano, con palazzi e strade, e in mezzo, una macchia verde di basilico,prezzemolo, erbe aromatiche e anche qualche verdurina. Immagino quanta amorosa costanza vi sia dietro a tutto questo, e quanta gioia nel dire ai propri cari:- mangia...questo l' ho coltivato io-.
Questo mi fa riflettere su quanto bisogna ritenersi fortunati a possedere anche un fazzoletto di terra, dove poter coltivare qualcosa di commestibile. Farsi un' insalata semplicemente andando a raccogliere ciò che è stato piantato e seguito personalmente, senza andare in un negozio, senza guardare il prezzo o limitarsi nella quantità per non  spendere troppo, e senza far la fila ad una cassa, ha un valore inestimabile. Potrei dire che oltre alla nostra salute ci guadagna il portafogli, ma molto dipende dalla quantità che si produce, dalla disponibilità di acqua gratuita, e anche dalla fortuna  (che i vecchi chiamavano annata). Tuttavia se anche tra spesa e guadagno si dovesse chiudere in pareggio, il valore di ciò che è fatto da noi  non ha prezzo.
 Vi mostro l' orticello di casa in via di sistemazione per l' estate, per condividere con voi un pezzetto di ciò che amo.

La lattuga, l' iceberg, e la cicoria.








L' alloro e la salvia. 



L' origano che si sentiva stretto nella vaschetta ed ha stra-bordato tutto intorno:o)



I pomodori pronti da trapiantare....e un geranio impiccione:o)...





Ancora qualche arancia appesa alla pianta......



ma già i piccolini pronti a crescere perchè la natura non è mai stanca....

.....e due manine intente a piantare i semini. 
E guardandole penso che, se un giorno uno dei miei figli mi dicesse che gli piacerebbe lavorare la terra, ne sarei fiera, perchè pur essendo un lavoro che richiede grande abnegazione ( e al giorno d' oggi, anche tante conoscenze) ti mostra ogni giorno che in fondo,ciò che serve a noi uomini non è una bella macchina o dei vestiti griffati ma   del buon cibo e, per alleggerire la fatica, lo spettacolo sempre vario della natura.

martedì 14 maggio 2013

Carta canta!


Tempo fa,  mi lamentavo con la mia amica Giovanna, del fatto che  prima di prendere coscienza che un determinato capo vagava nell' armadio inutilizzato, passavano almeno 4 anni, e, poichè  non avevo nessuna voglia di  occupare  spazio con cose che non servono, mi toccava fare grandi sforzi di memoria per ricordare l' ultima volta che io, o i miei cari, avevamo indossato quel pantalone, o quel maglione, o quella camicia....
 Con l' aria di chi la sa lunga, mi disse che, da qualche anno aveva trovato   il modo per evitare  questa complicazione: quando notava che quel pezzo  che stava per metter via, non era stato usato in tutta la stagione , preparava un biglietto tipo questo




 che  fissava  all' indumento  con una spilla di sicurezza . 

Se lo stop era stato momentaneo, e  dovuto a  motivi occasionali  (il cappotto troppo pesante in un inverno mite, la camicia elegante in un periodo poco salottiero....),appena il capo veniva indossato  nuovamente, il  foglietto veniva tolto e scordato, ma se invece i  motivi erano più duraturi , quel foglietto restava lì e  ci avvisava : "eih son qui  in naftalina da  tre anni...che fai mi tieni? o lasci un poco di  posto per tutta quella roba nuova che hai preso nel frattempo?!"
E' un consiglio che ho applicato subito e che mi ha stupito per i risultati:  infatti se mi fido  solo della memoria, mi  sembra che sia passato poco tempo dall' "ultima volta", invece con la data ben scritta mi rendo  conto  che il tempo è semplicemente ......volato .
Sopratutto per chi ha la tendenza a conservare e conservare (e io son di quelle), può essere un modo per prendere coscienza, che la casa non può diventare un magazzino di roba usata e dimenticata.

Vi mostro ora alcune foto di armadi di casa. Niente di sciccoso o raffinato. Mi sarebbe piaciuto avere dei contenitori coordinati  ma anche comprare questo tipo di attrezzature, equivale a un piccolo investimento che, per varie ragioni, non ho mai fatto.




Conservo i capi più pesanti o rigidi nelle grucce ma molti capi li metto dentro le scatole di cartone colorato. Tra quelle delle foto ce ne sono ormai di vecchiette, ma visto che la struttura è buona, mi son limitata a rinforzare la chiusura con lo scotch, visto che i bottoncini a pressione in dotazione, sono piuttosto fragili.




Se mi resta spazio, metto delle scatole per sistemarci foulard, sciarpe o cappelli....




Le borse fuori stagione le metto  in una scatola di plastica che sistemo alla base interna dell' armadio (come si vede nella foto in basso), e così sopra ci posso poggiare quelle che utilizzo al momento.



E ora  non mi resta che augurarvi.......buon cambio degli armadi :o)



sabato 11 maggio 2013

Battibecchi tra mamme!


Quando la  mia mamma mi vede particolarmente stanca, o mi scopre a fare dei lavori non propriamente "femminili" come sistemare la legna per l' inverno o imbiancare la cucina, mi rimprovera: "non puoi aspettare che tuo marito o tuo figlio abbiano tempo, e lo facciano loro"! Oppure prevede per me infauste conseguenze: "guarda che rischi di ammalarti con tutto questo lavoro"!
Fino a qualche anno fa non riuscivo mai a trovare  la risposta giusta, e finiva sempre che il battibecco si chiudeva con 1 a 0 per lei, ma da un pò di tempo a questa parte ho trovato il modo giusto se non per vincere, almeno per pareggiare: la guardo ben bene negli occhi e con un sorrisino  le dico...."e chissà da chi ho imparato"?!!
E..... non può difendersi! perchè è proprio da lei che ho imparato a  darmi da fare senza paura di stancarmi, a non pensare "eh ma questo non è lavoro per me" oppure " questo mi farà stramazzare nel divano prima delle 10" o ancora "questo mi farà screpolare le mani o sbeccare lo smalto".
 E da lei che ho imparato a non nascondermi dietro gli altri per non fare una cosa, o far finta di niente quando c' è da rimboccarsi le maniche.
A volte però  invidio quelle donne con il mal di testa sempre pronto, con le braccia morbide, con la  fatica  facile. Quelle donne sempre aiutate, sorrette, sempre figlie anche quando diventano mamme a loro volta.
 Ma.... dura poco!  Nel giro di qualche ora mi riprendo,  e  son felice che la mia super mamma che ancora a 74 anni trova la forza e lo stimolo per uscire di casa e dedicarsi agli altri , mi abbia cresciuta a pane e praticità! Auguri mamma, e auguri a tutte le mamme che preparano le loro figlie all' impegno della vita, che proprio una passeggiata non è!

domenica 5 maggio 2013

Il cambio degli armadi: l' attacco!






Una volta che ci siamo organizzate come si deve, eccoci pronte alla lotta dura  con il nostro  guardaroba:o)
Gli abiti che giacciono sul letto o sulla coperta possono essere divisi in 3 categorie:
CAPI SI 
CAPI NO
CAPI NI

I capi   SI sono quelli  che abbiamo usato per lavoro,  per  uscire, per  stare a casa, e ci vanno bene, ci piacciono,sono ancora nuovi, o almeno  in buono stato, e quindi   sappiamo già che li rimetteremo  con piacere  appena tornerà la loro stagione, insomma  sono solo  da piegare o appendere, e metter via.Unica accortezza da  tenere in mente, è che  devono essere pulitissimi,  quindi,  se  li abbiamo usati, anche solo  una volta, li infileremo in lavatrice per una rinfrescata o li porteremo in lavanderia. Fanno eccezione giacche e cappotti usati davvero poco ,che possiamo mettere all’ aria per qualche ora, spazzolare per bene, e riporre nell’ armadio.



 I capi NO,  sono quelli rotti, rovinati ,vecchi, macchiati irrimediabilmente, insomma quei capi che non si possono più usare e che dobbiamo far finire nella spazzatura. Tuttavia, anche da  questi "relitti", possiamo ottenere qualcosa. Può sempre tornare utile staccare i bottoni,  le cerniere o i  laccetti che possono essere riutilizzati, e, a seconda del materiale di cui sono fatti, possiamo farne  degli stracci: le magliette in cotone sono utilissime per i vetri e per spolverare, i tessuti più morbidi per lucidare  scarpe, mobili e oggetti vari , e ,visto che ci siamo, pensiamo anche al nostro marito/padre/fratello che, se ha  un hobby "sporchevole", potrebbe aver bisogno di qualche cencio  a portata di mano. Insomma, anche in questo caso si può far fare un giro più lungo alle cose, prima di buttarle definitivamente.



Ci sono poi i capi NI che sono quelli che ci creano più problemi.  Sono i capi zavorra: capi nuovi che però, per un motivo o per un altro (taglia, stile, colore, difficoltà di abbinare ad altri capi), non usiamo più, capi "ricordo dei tempi felici", capi della serie "può sempre tornarmi utile".
Se per esempio ci troviamo un maglioncino nuovo nuovo che , neanche chiudendo gli occhi o stringendoci in un bustino, riusciamo più ad indossare, perché non proviamo a regalarlo? Magari piace alla nostra mamma, a nostra sorella, ad una cara amica.  Capi di questo tipo possono essere anche donati alle varie associazioni che ritirano abiti usati; informiamoci prima  su  quali tipologie   possiamo  donare: se un associazione assiste i bisognosi nei paesi caldi, è inutile donare un cappotto, se  ritira abbigliamento integro non doniamo niente che non sia ben conservato  e dignitoso. Gli abiti  vecchi, invece,  possono essere donati a chi ottiene un piccolo guadagno dalle fabbriche che li   trasformano in stracci o tappeti.

Il maglione  un pochino consumato, ma tanto tanto  comodo che usavamo per andare in ufficio ,o la tuta  con un buchetto, che non mettiamo più per andare in palestra, possiamo usarli in casa. L’ unico accorgimento è che non abbiano né lacci lunghi   (eventualmente togliamoli), nè maniche larghe, per non diventare pericolosi tra fornelli, coltelli ed elettrodomestici.

Se invece  ancora vogliamo conservare l' abito che ......può sempre tornar di moda….beh, siamo sicure che succederà?! La moda si potrà pure ispirare a quel determinato periodo, ma, in realtà, i colori, le proporzioni, i tessuti ne  indicheranno chiaramente la  data di nascita. E poi.... se anche tra dieci anni tornerà quello stile, siamo sicure che noi stesse saremmo in grado di rimetterci quel vestito, o non saremmo  cambiate  nelle forme e  nei gusti ?

Per quanto riguarda gli "abiti ricordo" si può trovare un compromesso: teniamo   abiti veramente significativi (abito del matrimonio, un bell' abitino dei bambini, un maglioncino anni '60 della mamma) ma troviamogli un posto a parte dai nostri capi SI. Una scatola o una vecchia valigia da mettere sopra l' armadio potrebbero andare bene. E probabilmente, per la maggior parte di noi,  passeranno anni prima di andare a riaprirla di nuovo.
In fondo, il posto più bello dove tenere i ricordi è la nostra mente e il nostro cuore ,che ha molto di più di 6 ante.



Se tra i capi NI ci sono dei pezzi che hanno un tessuto simpatico, possiamo riutilizzarlo per farne una borsa, un cuscino o quant' altro: la rete è piena di esempi di recupero. Ma anche qui facciamo le cose in base al nostro effettivo interesse: non conserviamo pacchi e pacchi di roba vecchia solo perchè…"un domani anche io mi metterò a cucire". Anche in questo caso troviamogli uno spazietto apposito, per non mischiarli con ciò che sarà pronto da indossare.(E sopratutto non andiamo a vedere il blog di Pia che riesce con spiegazioni super dettagliate, a trasformare magliette camicie gonne e pantaloni in.....1000 bellissime altre cose:o)

E.... se vi capita di perdere la nozione di quanti anni fa abbiamo indossato l' ultima volta quel vestito, vi suggerisco lo stratagemma della mia amica Giovanna.... anzi no...... questo lo lascio al prossimo post:o)




martedì 30 aprile 2013

Una faticosa opportunità :il cambio degli armadi! (Intro)






Faticosa lo è di certo, ma è anche un' occasione  per dare una bella sistemata al  guardaroba nostro e della famiglia,  liberarci di tutte quelle cose che ciondolano inutilizzate nelle grucce, e prendere coscienza di ciò che ci manca e di ciò che, invece, abbiamo in eccesso. 


Naturalmente per ottenere il meglio dalla nostra "occasione" dobbiamo  avere abbastanza tempo libero : fare le cose di corsa o con il pensiero di qualche impegno imminente , potrebbe avere il risultato di portarci, invece che nell' ordine sperato, nel caos più completo:o(
Proprio in base alla quantità di  tempo  a disposizione, possiamo decidere di fare il cambio tutto in una volta, oppure  solo per una persona (oggi il figlio, domani il marito, dopodomani per noi...) o ancora  possiamo lavorare solo su una parte di armadi e cassetti   (oggi l' anta centrale, domani i cassetti dell' intimo..). 
Dividere l' impegno, sopratutto se abbiamo molti vestiti ,o la nostra è una abbondante famigliola, serve anche per fare in modo da non arrivare così stanche a fine lavoro,  che poi ,pur di non vedere più quel disordine, sistemiamo le cose alla "come viene viene"...


Non dimentichiamo che è anche l' occasione per dare una bella pulita dentro ai mobili  ,e per sostituire (se ci piace usarla), la carta che li riveste ,per cui prima di iniziare teniamo a portata di mano stracci e stracetti, un detergente, e i rotolini della carta nuova.
Se usiamo scatole per riporre i capi, o i coprigiacche di plastica, controlliamo  se abbiamo bisogno di qualche nuovo acquisto:  per riporre l' abbigliamento invernale sembra  che non ci sia mai abbastanza posto.
Inoltre sarebbe opportuno, appena vediamo che il tempo tende a migliorare e ci  viene spontaneo sostituire  i maglioni tipo Irlanda  o i pantaloni di lana, con qualcosa di  pochino più leggero,metter via  questi capi, alleggerendo  l' impegno.


Di solito quando svuotiamo il nostro guardaroba poggiamo tutto quanto nel letto, ma nel caso siamo tra le fortunate che hanno una cabina armadio o una  stanza adibita a spogliatoio, può tornarci utile anche una coperta vecchiotta da mettere nel pavimento, e dove "rovesciare"  con serenità  il  contenuto di armadi e cassetti.


martedì 16 aprile 2013

.....potrebbe interessare??


Cof-cof... emh....scusate la tosse, ma sto togliendo la polvere e le ragnatele dal  blog :o).
Ancora una volta, problemi di salute, personali e non, mi hanno impedito con dispiacere,  di aggiornare queste pagine . 
E che si può fare.?!..quest' inverno è andata così!
E ... a proposito di  malattie, scambio con voi due pensieri veloci.
Da  una decina d' anni a questa parte, ho preso l' abitudine di prestare bene attenzione ai racconti   delle  "malattie altrui"  e di raccontare io stessa (a chi mi vuole ascoltare naturalmente!) sintomi e caratteristiche, di patologie che ho vissuto in prima persona o che hanno colpito qualche componente della mia famiglia.
Questo, perchè mi son resa conto, che tante volte,  malattie ,anche gravi, e che si manifestano con segni inequivocabili,  vengono diagnosticate con molta difficoltà. Sarebbe bastato  per il medico alzare gli occhi dalla scrivania e guardare in faccia il paziente, o ,aprire bene le orecchie e ascoltare tutti i sintomi che vengono riferiti, per capire subito, di cosa  si trattava.
Non pensate che la mia sia una critica alla categoria, anzi, ritengo che ci siano molti medici che meriterebbero  una medaglia al giorno ,per   il loro  lavoro davvero speciale.
E  non mi permetto mai, non solo di  di fare una diagnosi,  ma neanche di prendere un   farmaco, senza prima "andare dal dottore".
Tuttavia  le esperienze che ho avuto sono state talmente negative, che mi rendo conto che aver avuto qualche informazione in più, avrebbe salvato i miei cari da tante gravi conseguenze.
Proprio per questo vi lascio poche informazioni  legate alla mia esperienza familiare e  che mi auguro di tutto cuore non possano mai tornarvi utili.
Sapete che se soffrite di ansia, di insonnia o di palpitazioni non è detto che sia colpa del capo che vi stressa, ma  probabilmente è la tiroide che funziona male?  Anche i "nervi che saltano" con facilità possono riferirsi a problemi tiroidei. E  se non agite per tempo, il cuore può avere delle conseguenze  irreversibili.
 L' iposurrenalismo, che è curabile con una semplice pastiglia di cortisone al giorno,può dare alcuni di   questi sintomi: la pelle diventa bruno rossastra con la comparsa di macchie scure, si soffre di forte inapettenza e  astenia che portano ad un grave dimagrimento. Si può presentare anche sordità improvvisa. Questa malattia è molto grave e può portare alla morte in breve tempo.
L' acne importante e la peluria diffusa possono essere   segno di cisti ovariche.
Strisce rosse sul ventre  e amenorrea possono essere segni di problemi ormonali che coinvolgono l' apparato riproduttivo.
Per ora questo è ciò che mi viene alla mente, e mi chiedo,  a quanti di voi sarà  capitato di star male per tanto tempo, e di scoprire poi ,che l' unico che non "leggeva"  i segni del vostro male era il medico che vi seguiva
Scusate questo argomento così poco primaverile, ma penso davvero che in certi casi avere un' informazione in più possa fare la differenza.

Mi scuso anche  di non aver risposto agli ultimi commenti come sono solita fare , ma cerco subito  di rimediare.Inoltre  mi farò un  bel giretto tra le vostre pagine, augurandomi di trovare post  con argomenti più piacevoli del mio.

.

mercoledì 27 marzo 2013

Volta la carta!



Non so da voi, ma a casa mia capita spesso di aver bisogno di un "pezzetto" di carta: per segnare un numero di telefono, per trascrivere una ricetta dal computer, per attaccarlo sulla porta come promemoria per ricordarmi di ritirare il cappotto  in lavanderia, e anche per controllare se, la penna che fa i capricci, è completamente andata, o ha solo bisogno di una scrollattina. Insomma per "pezzetti" di carta intendo tutti quelli che hanno vita
breve, e  che dopo un uso momentaneo (eppure indispensabile) sono destinati a finire nella raccolta differenziata.  Fino a qualche anno fa, con una semplice pinzatrice assemblavo i vari fogli che, usati solo da una parte, potevano tornarmi utili, ma poichè con  le pinzatrici casalinghe non si riesce ad ottenere un gran spessore,  mi ritrovavo, nel momento meno opportuno, con la penna in mano ma senza un  minuscolo angolino di carta dove scrivere.


Ora invece ho  notato che stringendo i vari rimasugli con un semplice fiocchetto,  posso sfruttare molto più facilmente  anche il cartoncino   delle scatoline pulitissime che buttiamo quasi giornalmente nella spazzatura.


Basta scegliere la misura più comoda per i nostri "appunti" e quando ci troviamo in mano un pezzetto di carta pulito, tagliarlo  e infilarlo tra gli altri foglietti.Son sicura che il vostro blocchetto (come il mio) "grazie" alla posta che riceviamo, a qualche stampa andata  male, e  ai contenitori di carta che girano per casa, non resterà mai all' asciutto.



 Se lo teniamo  in vista, possiamo usare della carta con i disegni da infilare sotto il fiocchetto, o dei fiorellini finti, o un laccetto fluo, recuperato da una bustina rotta. Se le avete, potete usare le forbici sagomate e l' aspetto sarà ancora più grazioso.





 Io ne ho sistemato uno vicino al telefono, uno in macchina e uno nel comodino (per le ultime idee prima di addormentarmi ) e vi assicuro che proprio come i famosi rotoloni .....non finiscono mai:o)


venerdì 15 marzo 2013

Un aiutante buono come il pane!




Comprare un elettrodomestico nuovo è sempre un salto nel buio: prima dell' acquisto ci sembra di aver trovato la risposta a tutte le nostre esigenze, di aver trovato quello che finalmente dimezzerà i tempi in  cucina o  per la pulizia della casa, quello che ci permetterà di poter diventare dei cuochi o dei  pasticcieri provetti; poi lo acquistiamo, lo portiamo a casa,cominciamo ad usarlo e ...ci accorgiamo che forse...potevamo benissimo farne a meno!
Occupa più posto di quanto ricordassimo, gli accessori sono più un impiccio che un vero aiuto, tutte quelle cose buone che pensavamo di fare non le facciamo lo stesso, e il poveretto vive una vita piuttosto ritirata:o(



 Per  questo, quando 3 anni fa, il giorno di Natale, la mia mamma è arrivata con un bel pacco infiocchettato a proteggere  la  macchina del pane (MDP per gli amici), ho avuto quasi  paura  a manifestare tutto l' entusiasmo che di solito sento di fronte ai regali.



 E invece....son contenta! Si, son contenta della mia macchinetta che mi prepara,  praticamente da sola, il pane che metto in tavola. Unica mia "incombenza": pesare gli ingredienti e selezionare il programma giusto.Questo non vuol dire che non ho più acquistato del pane già pronto, ma la maggior parte delle volte lo faccio io (o meglio lei)!
Posso selezionarla in modo che si limiti ad impastare, e, magari faccio la pizza, posso farci la marmellata, e ci ho fatto pure una torta!



Il pane rimane molto più morbido di quasi tutto il pane acquistato nel negozio, ed è mooolto più economico.
Insomma se una mia cara amica mi chiedesse un parere, le direi di comprarla, non foss' altro per quel profumo meraviglioso ( se il paradiso esiste, sa sicuramente di pane cotto) che si  spande in tutta la casa:o)




Vi lascio due ricettine da provare: la prima è un pane con l' olio che ho "elaborato" personalmente prendendo le dosi un pò qui e un pò là, e  che si mantiene alla perfezione:
410 gr di farina 0
230 gr di acqua
6    gr di zucchero
10  gr di sale
70  gr di olio
12  gr di lievito di birra
Mettere tutti gli ingredienti nel cestello (prima i liquidi poi i solidi)
e selezionare pane normale con crosta media.




La seconda, è quella di  un  pan-dolce presa dal blog di Dana "il tempo in cucina".
Gli ingredienti sono quelli della foto, ma per la ricetta vi rimando al suo blog (cercate nelle etichette alla voce macchina del pane), dove pubblica una bontà dietro l' altra. Il risultato è quella mega fetta che vedete sotto il titolo
E voi conoscete la MDP? La usate?  Mi farebbe davvero piacere sapere che ne pensate. 


venerdì 8 marzo 2013

Prove tecniche di futuro e..... auguri.



Ho la sensazione che siamo giunti ad una svolta epocale.
Che intorno a noi  cambieranno tante cose, e che, siano proprio questi, gli anni decisivi per prendere una nuova strada.
 Che, se anche un governo, qualsiasi governo di  qualunque paese, riuscisse a trovare la formula magica per uscire dalla crisi, quella profusione che ora ricordiamo,   non tornerebbe più. Mai più.
 Il tempo dell' abbondanza è finito, sia per chi ha goduto, che per chi, purtroppo, ha potuto assaggiarne solo poche briciole. Abbiamo usato tutto: risorse, oggetti, pensieri, parole, corpi,  molte volte per l' utile, e troppe volte per l' inutile.
  E, guardandomi intorno,   credo che siano proprio le donne ad indicare questo cambiamento.
Lo indicano nelle nuove scelte che compiono nella vita di tutti i giorni, nella scelta di riusare invece che buttare , nella scelta di limitare invece che sprecare, nella scelta di fare invece che comprare, nella scelta di condividere invece che nascondere. Sono piccoli, quasi insignificanti gesti, che però servono a rimettere in moto le mani, a riscoprire le potenzialità del nostro fare e agire,ed essere attrici delle nostre giornate e non semplici spettatrici.
Forse saremo noi, la parte migliore di noi, che porterà l' umanità verso il futuro. 
Io ci credo, e per questo, vi faccio tanti auguri. 

mercoledì 6 marzo 2013

Minestra di verza con riso e..... conti.




Avrei dovuto postare questa ricetta qualche settimana fa, quando eravamo nel cuore dell' inverno, ma il mese di febbraio è stato, a casa mia, il mese "dell' influenza"; e proprio come gli omini del tirassegno, appena uno della famiglia riusciva a risollevarsi, l' altro era pronto a stramazzare " nel materasso". Antipiretico e termometro hanno "decorato" i comodini, dando loro un' aria molto vissuta:o); e io, appena vedevo le prime avvisaglie di benessere nel povero malato, mi chiedevo: a chi toccherà la prossima volta???!
Ma, visto che  le giornate son ancora ben freddine, mi sento comunque  autorizzata a proporvela : non è certo un piatto raffinato, ma se fuori piove o tira vento, se nevica o ghiaccia, con questo buon piatto fumante vi sentirete subito caldi caldi, e vedrete che sopporterete meglio queste temperature così basse.


Vi bastano pochi ingredienti, ma ,tenete conto che, se la preparazione è velocissima, per la cottura della verza e quella del riso ci vorrà almeno un' oretta.
Ingredienti per 4 persone:
Verza: la mia pesava più o meno 350 grammi
Olio evo: circa 5 cl
Mezza cipolla piccola
Un dado, anche vegetale
Riso comune per   minestra: 100 gr
Per prima cosa mettete a bollire un litro di acqua con dentro il dado, per preparare il brodo.
Tagliate la cipolla a pezzettini  e fatela rosolare nell' olio caldo.
Aggiungete la verza, tagliata a striscioline sottili, e fate rosolare anche questa per circa 10 minuti  a fuoco basso, e senza perderla d' occhio.





Aggiungete il brodo (deve coprire per bene la verdura  ) , e fate cuocere per circa mezz' ora. Se vedete che la verza assorbe tutto  il liquido potete continuare ad aggiungere del brodo o della semplice acqua calda.




Trascorso questo tempo  aggiungete il riso, e portate a cottura,  aggiustando di sale. A piacere potete dare una spolverata di parmigiano.
Ho calcolato la spesa per questo piatto: 
€ 0.55 verza
€0.20 olio
€0.12 riso
€0.13 dado
Totale 1€
Vogliamo esagerare e aggiungere un altro euro tra cipolla, acqua e gas? Beh, anche  facendo così, mi sembra che portare in tavola un primo piatto per quattro persone con la modica cifra di 2 euro, sia comunque un "buon" affare.


lunedì 18 febbraio 2013

La mia gruccia si fa la plastica ;o)




Credo che stendere i capi direttamente nelle grucce sia una buona abitudine: si  risparmia spazio (e si sa che lo spazio per far asciugare il bucato non è mai sufficiente),  i capi asciugano più rapidamente in quanto l' aria riesce a circolare meglio  all' interno del capo "aperto", e, poichè questo non viene piegato,  permette di limitare o persino  eliminare, l' uso del ferro da stiro, con conseguente risparmio di energia.



 E' necessario però che le grucce siano di plastica e che  abbiano "le spalle" ampie, per evitare di trovarci con  maglioni o felpe "addobbati"  da rigonfiamenti  vari, che si possono eliminare soltanto con un altro lavaggio. Così l' anno scorso mentre cercavo una soluzione, visto che le grucce  in plastica con le "spalle" larghe non sono molto facili da trovare, mi è capitato di sfogliare, in uno studio medico,  una rivista, dove ho visto alcune foto di  oggetti  fabbricati usando del materiale riciclato , e tra questi vi erano anche  delle grucce realizzate con delle bottiglie di plastica. Quell' immagine mi è rimasta talmente impressa ,che la prima cosa che ho fatto al mio rientro, è stato proprio montare due bottiglie ai lati di una gruccia qualsiasi, per vedere se si riusciva a creare un alternativa "casalinga" a quell' oggetto.




 Dopo vari tentativi andati a male con diversi  tipi di colla, per bloccare le bottiglie ho dovuto usare delle strisce ricavate  da una vecchia maglietta, arrotolate più volte intorno alla "spallina" .




Il risultato è in effetti  piuttosto instabile ma,  una volta sistemato il nostro maglione ,le bottiglie restano ferme e ,anzi, il fatto che "ballino" un pò ,fa si che  possano  adeguarsi alla  larghezza dei capi da asciugare.


 Credo in tutta sincerità che siano le grucce più ridicole del mondo, però i miei maglioni non hanno più nessuna gobbetta e asciugano in quasi la metà del tempo, per cui faccio un gran sorriso e....continuo a stendere:o).

domenica 10 febbraio 2013

Due volte fortunata!

Quando giravo tra i blog senza averne ancora uno mio, guardavo incuriosita tutte quelle iniziative che, dal nome, ricordavano vagamente le serie dei telefilm americani: swap, sal, cat, pif, e ....via discorrendo. Mi sembrava, visto così dall' esterno,un tantino complicato partecipare  e, tuttavia, mi incuriosiva quel via vai di bustone gialle o di scambio di schemi, che andavano e venivano tra paesi e città .
Quando Giulia, quindi,  mi ha cortesemente invitato al suo swap " caccia al tesoro" ho deciso di partecipare, dietro garanzia scritta che mi avrebbe guidata passo passo, per non combinare qualche pasticcio. Lo swap di Giulia aveva due particolarità:  la prima era che,oltre al lavoretto handmade,  si doveva racimolare, e quindi spedire, un "tesoro",cioè tutti quei gadget  di cui noi donne veniamo ( il più delle volte scarsamente!) omaggiate nei negozi; la seconda era che   lo scambio era organizzato "a catena",  si conosceva cioè chi avrebbe ricevuto  il nostro pacchetto, ma non chi ce lo avrebbe mandato. Per cui, indossato l' impermeabile del tenente Colombo, abbiamo vagato in incognito nei blog dei nostri destinatari, per vedere un pochino cosa si sarebbe adattato ai suoi gusti ,con il rischio però di non capire una cippa lippa e   di far fare una fine desolata alla nostra creazione. 
Ma....mai sottovalutare l' intuito di una donna!! e infatti, quando la busta di Eleonora è arrivata questo è quello che ho trovato:


Una lettera dolcissima, un pacchetto con i gadget (penna, cremine, profumo, agendina,  porta pass dell' algida, che hanno già cercato di portarmi via:o( , tante tante  caramelle) e una bustina di carta ,abbellita dai ritagli, nelle quale era nascosto il suo lavor-one.


Eh si perchè Eleonora non si è limitata a buttar giù due crocette ma guardate cosa ha fatto per me!


 Un ricamo dettagliatissimo e accurato ,racchiuso perfettamente da  una stoffina che ben si adatta agli oggetti della mia cucina (che investigatrice!) .Grazie Eleonora hai fatto davvero troppo, e io son felicissima di averti incontrato.
Ho riposto TUTTO nella busta bianca perchè il mio tesoro starà nascosto ancora per un pò, almeno fino alle pulizie di primavera!
Beh........ non proprio tutto;o)...


La seconda fortuna è stata quella di aver spedito il mio pacchetto ad una abbinata simpatica come Mony, che non solo mi ha subito informato del suo arrivo, ma mi ha anche dedicato un post che mi ha davvero emozionato. 
Grazie Giulia, grazie Mony, grazie Eleonora , e, anche se  so che sarà difficile, mi auguro di trovare sempre persone carine come voi ,in questo mondo virtuale in cui sto cominciando a muovere i primi passi.